Roberto
Il Club > Livello 7
Vivo a Bologna, ormai da qualche anno felicemente in pensione.
Fin da piccolino ricordo chiaramente la forte spinta a lasciare i piedi in libertà ma le solite convenzioni e abitudini hanno per lungo tempo limitato il mio scalzismo a sporadiche occasioni anche se appena un po’ piu’ di intraprendenza mi avrebbe permesso, complici anche i costumi del tempo, ben più’ ampie esperienze. Poi la svolta nel 2006, quando, complice un fugace incrocio con maglietta, calzoncini zaino e bastoncini senza accompagnamento di pedule ne’ altra calzatura, mi sono reso conto che aggiungere all’escursionismo, che già ampiamente praticavo, la caratteristica di essere scalzo mi permetteva di dare ampia soddisfazione al desiderio di piedi in libertà senza quasi impatto ne’ di relazioni ne’ di opportunità. Da allora, complice anche il contatto nel 2008 con il nostro Club (BWV1001 sul forum che però raramente frequento), la quasi totalità dei miei percorsi in natura è rigorosamente barefoot, ma lo sono anche i siti archeologici e i percorsi turistici eventualmente anche in contesti urbani. Son dunque quello che si può’ definire un convinto barefoot trekker che ha contagiato più’ di un compagno di cammino, mentre non ho nè velleità nè aspirazioni nei confronti del barefooting a tempo pieno, sopratutto se considerato nella sua accezione di “stile di vita”.
Il mio sogno sarebbe quello di riuscire a vedere la nostra società in grado di considerare il piede nudo come una normale scelta di calzatura tra le mille che si possono fare, a seconda del contesto in cui ci si viene a trovare. Un po’ come è successo per il cappello: un centinaio di anni fa nessun uomo perbene si sarebbe sognato di uscire di casa senza un copricapo mentre oggi non indossare un cappello non è diverso da scegliere di calzare un basco o un borsalino (anzi è decisamente meno eccentrico). Da bambino ricordo ancora come il gesto di levare i cappello in chiesa fosse ben piu’ significativo di quanto possa esserlo oggi, quasi al pari dello scalzarsi entrando in una moschea o in un tempio indù. Va da sé che, al di là delle questioni sociali, vivere scalzi è il toccasana per il benessere fisico: la postura si regolarizza, l’arco plantare irrobustito sorregge correttamente il corpo, difficile slogarsi una caviglia, il mal di schiena sparisce, le verruche sono un lontano ricordo di quando i piedi lessavano nelle scarpe da sport. Me ne sono accorto tardi, ma sono ben contento di averlo fatto.