Luigi - Club dei NatiScalzi

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Luigi

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Anch’io sono nato scalzo…come tutti! Ma poco dopo mi hanno abituato che si doveva stare sempre calzati, che stare scalzi era tabù, cosa assurda, vietata. Quando ero ragazzino ho scoperto che mi piaceva camminare scalzo, ma potevo farlo soltanto di nascosto, quando ero da solo a casa. A 15 anni ho cominciato ad andare scalzo in ferie ad Alassio, attraversando anche tutto il paese, ovviamente facendo attenzione a non farmi vedere dalla mia famiglia. Così ho imparato “sulla mia pelle” la tecnica per camminare scalzo per esempio sull’asfalto, sulle pietre del “Budello” (viale interno del paese), sulle piastrelle del lungomare o su un fondo surriscaldato dal sole in base alle esperienze fatte (per esempio: ho capito che dare le “tallonate” non era corretto e che dovevo appoggiare prima la pianta del piede quando dopo una lunga camminata sono rientrato con le bolle sotto i calcagni). Per anni ho continuato a camminare scalzo di nascosto, sentendomi solo in questo perché non conoscevo nessuno che facesse altrettanto; credendo che fosse un’esigenza strana e soltanto mia. Poi negli anni di Politecnico mi sono adeguato alle “usanze comuni”, rinunciando ad andare scalzo.
A settembre 2007, ormai sposato da diversi anni e quindi libero dai vincoli della famiglia di origine, un giorno, concentrato in attività impegnative, ho sentito il bisogno di stare scalzo; così ho di nuovo provato quanto fosse piacevole e rilassante. Quindi ho cominciato a stare perennemente scalzo in casa. Nella primavera 2008, durante una gita in montagna con mia moglie, nella sosta per il pranzo su un prato ho tolto gli scarponi; poi sono ripartito scalzo sul prato e ho proseguito così anche sul sentiero: ho visto che stavo benissimo, quindi ho proseguito la giornata senza rimettere gli scarponi, né le scarpe per guidare al ritorno. Da allora durante le gite (sempre con mia moglie, qualche volta anche con amici) in montagna, al mare o al lago, durante i nostri viaggi nelle ferie e nelle nostre passeggiate ho cominciato ad andare scalzo. In montagna salivo scalzo anche 600-800 metri lungo i sentieri e poi, in base alla difficoltà e pendenza del sentiero, tornavo scalzo oppure rimettevo gli scarponi solo per brevi tratti (per non dare tallonate sulle pietre o non scivolare sull’erba); poi appena potevo li toglievo e restavo scalzo, inclusa la guida fino al rientro a casa. Quando dovevo camminare con gli scarponi mi mancava la sensazione istantanea di un buon contatto col terreno, cioè di non scivolare. Durante le camminate al mare o al lago (15 km o più) invece iniziavo con scarpe o sandali, poi proseguivo scalzo fino al rientro a casa.
 

Così ho migliorato “sulla mia pelle” le tecniche per camminare scalzo anche per diversi km su sentieri e su fondi di ogni genere. Ho capito quanto fosse bello il contatto con la natura camminando su fondi con terra o erba (il posto che prediligo per fare barefooting), ma anche con pietre in montagna; mi sono reso conto di quanto il visitare scalzo un posto (non solo in natura, ma anche in città, palazzi, castelli, ecc) dia la sensazione di vivere più intensamente e con un maggior contatto ciò che sto visitando. Ho inoltre scoperto quanto guidare scalzo sia più comodo, porti a una guida più fluida e dia la sensazione di un maggior controllo della vettura; così ho esteso questa abitudine anche alla guida quotidiana. In qualche anno ho migliorato la tecnica e rinforzato le suole, così sono passato a trascorrere scalzo le intere giornate durante viaggi, gite e passeggiate varie. E’ stato molto più difficile cominciare ad andare scalzo nella cittadina in cui abito (adesso di 5000 abitanti) e in posti in cui avrei potuto incontrare persone che conosco, in particolare per lavoro, perché come tanti mi sono posto il problema di “cosa avrebbero potuto pensare” (ovviamente senza dirmelo, quindi senza darmi la possibilità di ragionarci insieme). Ormai ho vinto questo “tabù”, anche se restano posti e circostanze in cui le convenzioni sociali mi portano a dover usare le scarpe (per es. sul lavoro), che però in genere sono mocassini estivi 12 mesi all’anno oppure sandali o infradito.
 
Tutto è ovviamente molto più facile da inizio primavera all’autunno, invece in inverno o comunque sotto i 10-12 gradi mi risulta ancora difficile andare scalzo, soprattutto per la resistenza fisica. Comunque riesco a fare brevi passeggiate a 10 gradi o camminare scalzo tutto il giorno fin quando alla sera la temperatura scende a questa temperatura. Ho anche provato a fare brevi piacevoli passeggiatine sulla neve, al pomeriggio prima di ripartire dalla montagna.
Un giorno, credo nel 2013, mi è venuto in mente che questo avrebbe potuto chiamarsi “barefooting”, senza che avessi letto questo termine da nessuna parte: così l’ho cercato su Google e ho scoperto il Club dei NatiScalzi, al quale mi sono iscritto come Socio Ordinario nell’aprile 2014. E’ stato bellissimo, perché ho scoperto di non essere solo, anzi ho trovato tanti amici che condividono la stessa passione, interessi, problemi, dubbi, timori, difficoltà, ecc. Grazie al Club ho trovato tantissime informazioni sui vantaggi del camminare scalzi, su tecniche e metodi da usare, risposte a domande che mi ponevo, conferme a ciò che avevo capito e a mie riflessioni, ecc. Questo mi ha aiutato moltissimo nel vincere progressivamente i miei timori e ad osare ad andare sempre di più scalzo. Così negli anni ho progressivamente raccontato ad amici e parenti queste mie abitudini e ho cominciato a parlar loro della mia appartenenza al Club dei NatiScalzi. Ho visto qualche reazione di sorpresa o stupore, per lo più reazioni incuriosite; mi hanno posto le consuete domande riguardo i rischi e la sopportazione fisica nel camminare su pietre, ciottoli o fondi irregolari. Questo mi ha confermato che i timori che anch’io avevo riguardo opinioni o reazioni degli altri erano infondati e mi ha aiutato a “osare” e parlarne sempre di più. Ho trovato anche persone che sembravano veramente interessate e alle quali ho dato il bigliettino del nostro Club; spero che questo possa aiutarli come è successo a me e di ritrovarli un giorno grazie al nostro Forum.
Se guardo avanti a me vedo un futuro sempre più da barefooter, anche in circostanze in cui finora non sono andato mai o solo saltuariamente scalzo. Penso che il praticare barefooting possa avere in noi una crescita progressiva, sia fisicamente che soprattutto nel vincere i nostri timori e perplessità e nel farlo accettare alle persone che ci conoscono. Ogni piccolo passo avanti nell’andare scalzo in circostanze in cui prima non osavamo, nel vincere i nostri timori, nel cogliere le reazioni altrui e gestire la situazione di conseguenza, ci dà maggior fiducia in noi stessi nel proseguire il nostro cammino da barefooter.
 
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