Di corsa
Scalzi? sì! > Livello 16
I numi tutelari
Nel 1960 l’etiope Bikila Abebe (sì, Abebe era il cognome) vince la Maratona alle Olimpiadi di Roma correndo per 42 chilometri a piedi nudi (non si era trovato bene con le scarpe dello sponsor e aveva preferito correre così anche per evitare rischi di vesciche) ed entra nella leggenda dell’atletica. Nel 1985 la sudafricana Zola Budd stabilisce il record mondiale sui 5.000 metri sfidando in pista i chiodi aguzzi delle avversarie. Entrambi sono cresciuti correndo scalzi nei loro paesi e hanno deliberatamente scelto di continuare a farlo anche a livello agonistico ai massimi livelli dimostrando che sulle lunghe distanze correre scalzi non costituisce un handicap. Ma all’epoca restano casi isolati che suscitano stupore più che reale interesse.
Born to Run
Nel 2009 Christopher Mc Dougall scrive del suo viaggio avventuroso sulle tracce dei Tarahumara, una popolazione che vive nello stato messicano di Chihuahua. I Tarahumara sono i più grandi runner di tutti i tempi, capaci di correre per decine di chilometri in condizioni estreme senza apparente fatica e senza subire infortuni. Protetti tutt'al più da sottilissimi sandali in pelle. Mc Dougall ci suggerisce che a) l’uomo, che non è veloce come un ghepardo o forte come un leone, ma è un animale nato per correre sulle lunghe distanze e su tutte le superfici; b) per farlo non ha bisogno di addizioni tecnologiche a quanto la natura ci ha assegnato. E coerentemente si dedica lui stesso al “barefoot running”.
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Il Barefoot Running
Il libro di Mc Dougall contribuisce a fare luce su una pratica che già si era andata diffondendo negli USA. Già dagli anni ‘90 erano usciti i primi studi secondo i quali la rigidità delle suole e l’eccesso di ammortizzazione delle scarpe sportive azzerano la sensibilità del piede, incoraggiano l’appoggio sul tallone e finiscono col generare una serie di danni a catena all’intero apparato osteo-muscolare. E si erano poi da un lato diffusi i corridori scalzi (il più famoso probabilmente è l’americano Ken Bob Saxton che è arrivato a correre 80 maratone a piedi nudi) e dall’altro un business per scarpe minimaliste costruite in varie fogge con l'ambizioso obiettivo di dare protezione al piede e di consentire al tempo stesso di correre (o anche solo di camminare) “come se” si fosse scalzi.
Ma come si fa?
Come si fa a correre scalzi o “come se” si fosse scalzi? Non siamo un sito tecnico (digitate “barefoot running” in un motore di ricerca e ne trovate quanti ne volete, anche in italiano): ma in buona sostanza è necessario evitare di atterrare sul tallone e ricercare piuttosto l’appoggio sull’intera pianta o sull’avampiede in modo da sfruttare la capacità naturale dell’arco plantare di ammortizzare l’impatto con il terreno e di funzionare come una molla in fase di spinta. Per fare ciò il passo va un po’ accorciato e la corsa diventa più “rotonda”. E’ efficiente questa tecnica in termini di risultati agonistici? Il risparmio del peso della scarpa compensa l’accorciamento del passo? Non siamo in grado di rispondere a questa domanda (ma sospettiamo che la risposta sia soggettiva, legata alla struttura fisica e alle abitudini del corridore). Di certo è piacevole e consente di limitare significativamente i danni alle ginocchia ed alla schiena che il running "scarpato" a lungo andare può comportare. Teniamo però a sottolineare che il passaggio dalla corsa calzata alla corsa scalza non può essere immediato ma richiede una adeguata transizione. Ovviamente vanno rafforzate le suole dei piedi camminando scalzi per quanto possibile, ma non basta. La scorciatoia delle scarpe minimaliste rischia di essere pericolosa nella misura in cui spinge a bruciare le tappe facilitando l'impatto con il terreno. Correre scalzi (o con scarpe minimaliste) comporta una revisione che può essere più o meno importante del proprio stile di corsa e porta ad utilizzare di più i piedi ed il sistema muscolo-tendineo che li fa muovere. Se non si procede con la dovuta gradualità si rischiano antipatici inconvenienti come fasciti plantari, contratture ai polpacci e tendiniti. Prendetela con calma, ascoltate il vostro corpo e tutto andrà bene!
Nel nostro piccolo
Il nostro non è un Club sportivo ma alcuni nostri soci praticano abitualmente e con grande soddisfazione il barefoot running: alcuni limitandosi al jogging, altri partecipando anche a competizioni. Potete leggere le loro esperienze ed i loro consigli sul nostro Forum. Nel 2011 i NatiScalzi si sono addirittura lanciati in una performance internazionale in quel di Vienna, che questo sito, orgogliosamente, documenta.
Ma quanto a lungo si può correre?
Non c'è naturalmente una risposta valida per tutti. Per un runner allenato alla corsa scalza, con suole e muscolatura ben condizionati e la tecnica opportuna, i limiti, per così dire, sono limitati. Abbiamo visto "eroi scalzi" correre la 100 km-del Passatore da Firenze a Faenza (sì, c'è di mezzo anche l'Appennino...)! Certo, non è un gioco da bambini, verrebbe da dire. Ma allora come si spiega questo video?